Non ridono più le
tue finestre, deserte son le
vie, vuota è la piazza.
Seduto me ne sto sulla panchina e
attendo invano una voce amica
e quei sorrisi dipinti sopra i volti
segnati dal tempo e la fatica poi…
chiudo gli occhi ed iniziano a
sfilare ricordi custoditi nel passato.
Vedo arrivare frotte di bambini
che corrono felici per le strade
e sui balconi gerani colorati
salutano i raggi del sole di una
lontana primavera, e vedo ancora
quel chiassoso serraglio di paperelle
maiali e tacchini che razzolavano
per strada guidati da un fiero gallo
con le sue galline.
E poi gli aromi di una cucina antica
che ricordava il tempo e le stagioni.
Dai campi mi giungono le voci e i canti
delle donne che chine raccoglievano le
olive…
Com’ era dolce questo mio pensare seduto su quella panchina a sonnecchiare, ma poi
mi desto e la realtà mi assale, guardo
i muri scrostati e le finestre chiuse
una crepa aperta sopra un muro sembra sorrida mentre mesto mi giunge il lamento del
paesello che lentamente muore.
Lapis, il sognatore
il guardiano delle stelle
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