Polvere rimane dei miei
ricordi che scorrono lenti
nella clessidra del divenire di
questa mia vita che non teme più
il fragore del tuono.
Lacrime calde rigano il volto
segnato dagli anni, deriso
dal tempo.
Vorrei ora cantare i papaveri
rossi , il grano maturo, le
timide viole, le rose scarlatte.
Si cantare di albe rosate,
di bianche colombe che
intrecciano voli in un cielo
terso tra i raggi del sole.
Di accesi tramonti , di gabbiani
sul mare.
Si vorrei dare un senso ai
miei giorni futuri ma
l’ anima non sa più volare,
il cuore non vuole
sognare ed io precipito
nella vita reale, matrigna
crudele che fa ciò che
vuole.